L’ipertiroidismo è una condizione patologica in cui la tiroide lavora più del dovuto, producendo un’elevata quantità di ormoni tiroidei nell’organismo.
Le cause di ipertiroidismo sono molteplici; la più comune è il Morbo di Basedow, una patologia autoimmune causata dalla presenza di autoanticorpi che, attraverso la stimolazione e la successiva attivazione del recettore TSH, determinano un aumento della sintesi e della secrezione degli ormoni tiroidei, causando l’insorgenza del gozzo diffuso.
L’eccesso di ormoni comporta un’accentuazione e un’accelerazione di tutti i processi metabolici, producendo una sintomatologia complessa che coinvolge molti apparati.
La patologia inizia con sintomi come nervosismo, palpitazioni, forte dimagrimento, aumento della sete, diarrea e si aggrava progressivamente nel giro di poche settimane.
Ai sintomi iniziali si aggiungono quelli relativi ad un’iperattività generale dell’organismo: aumento della temperatura corporea, della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, intolleranza al caldo, stanchezza muscolare. L’eccitabilità coinvolge anche il sistema nervoso causando tremori agli arti, irrequietezza, insonnia, disturbi endocrini e sessuali (irregolarità mestruali nelle donne ed eiaculazione precoce negli uomini).
Come nell’ipotiroidismo, anche nell’ipertiroidismo il volto del malato ha una fisionomia tipica con globi oculari sporgenti (esoftalmo) e occhio lucente, rima palpebrale dilatata, sguardo fisso e spaventato, cute arrossata e sudata. La malattia non curata ha decorso cronico, con periodi di remissione e di riacutizzazione.
L’ipertiroideo si riconosce subito dal suo stile di vita frenetico, iperattivo; cambia spesso casa o lavoro, tende alle relazioni fugaci o a chiudere e riaprire bruscamente i rapporti affettivi. Anche in questo quadro patologico, emerge la problematica relativa agli aspetti dell’esprimere e del ricevere. La ghiandola produce ormoni tiroidei in eccesso, per questo funziona “troppo”; il corpo “brucia” e si consuma come la persona che soffre di questo disturbo.
A livello psicosomatico la pressione che tenta di emergere corrisponde al mondo interiore del soggetto. Il malessere legato alla difficoltà di esprimersi genera una forte iperattività, mentre la paura di fermarsi nasconde un profondo disagio emotivo, legato anche alla percezione stessa delle proprie profondità psichiche con le quali il soggetto non è mai entrato in contatto.
L’insicurezza si traduce in diarrea e sudorazione; il dimagrimento è l’incapacità di sentirsi nutriti, i disturbi del ritmo cardiaco e della pressione indicano una tensione e una mancanza nella percezione dell’amore altrui.
Un elemento caratteristico dell’ipertiroideo è la tendenza al controllo che prevale sulla libertà di esprimersi, di essere se stesso; questo aspetto si concretizza in altri tipici sintomi della patologia che si possono assimilare all’ansia, come l’irrequietezza, l’insonnia, l’irritabilità e l’aumento della capacità ideativa.
L’ipertiroidismo è intriso di simbolismi, primo fra tutti quello di un’eterna “fuga in avanti” (da qui l’accelerazione espressa dai sintomi) alla ricerca, da un lato, di un’autonomia quotidiana racchiusa nel “fare”; dall’altro, di un tentativo di colmare il vuoto che si sente dentro “tamponandolo” con una vita dal ritmo accelerato e con rapporti pieni e simbiotici.
Il vuoto corrisponde all’angoscia di morte e al terrore di sentirsi annientati.
Un sintomo comune dell’ipertiroidismo, l’esoftalmo (occhi sporgenti) rappresenta perfettamente questo terrore profondo. Anche qui, le cause di tali meccanismi psichici si possono rintracciare nell’infanzia e nell’adolescenza.
Mentre nell’ipotiroidismo il ruolo genitoriale è stato inibente per lo sviluppo di sé e dell’autonomia, nel vissuto dell’ipertiroideo c’è un bambino che ha avuto una maturazione precoce, per concrete necessità o per aspettative genitoriali, che è stato privato della naturale e necessaria fase di dipendenza affettiva fatta di sostegno, approvazione, calore, affetto.
Questo “salto” si traduce, nella fase adulta, in una difficoltà a chiedere o a manifestare il bisogno emotivo e affettivo, esperienza che rievocherebbe l’idea della dipendenza frustrata.
Queste interpretazioni si rivelano ancora più vere quando si studiano le fasi d’insorgenza della malattia; in moltissimi casi di soggetti adulti, l’ipertiroidismo si manifesta in seguito a traumi da perdita di elementi di autosufficienza (figure di riferimento, lavoro, casa, patologie che obbligano a richieste d’aiuto).
Come per tutte le altre patologie, ci sono sempre delle tipologie di personalità più a “rischio” di manifestare una determinata malattia o disturbo. Molto spesso gli ipertiroidei sono persone che hanno paura di fermarsi, di rallentare su tutti i piani della vita; si sentono vive solo se agiscono, intensamente e di fretta. Cercano continuamente consigli (che tuttavia non riescono a seguire), vogliono l’autonomia a tutti i costi ma dentro hanno un enorme bisogno dell’approvazione altrui.
Il disturbo è prevalente nelle donne tra i 20 e i 50 anni d’età, e insorge soprattutto in quelle persone che sono cresciute in fretta o sono state sottoposte a carichi non adatti alla loro età. Molto spesso gli ipertiroidei hanno perso i genitori precocemente.
Di fondamentale importanza, accanto ad un intervento farmacologico, é di affiancare un percorso psicoterapico.