Psicofarmaci

La categoria degli psicofarmaci comprende quattro grandi classi farmacologiche:

  • gli ansiolitici-ipnotici
  • gli antidepressivi
  • gli antipsicotici
  • gli stabilizzatori dell’umore

All’interno di queste classi sono presenti numerosi composti (principi attivi) con caratteristiche farmacologiche diverse.

Non devono essere incluse tra gli psicofarmaci sostanze comunemente chiamate “droghe”, che non hanno un ruolo terapeutico nel trattamento dei disturbi psichici. Tra queste rientrano: l’anfetamina e gli altri psicostimolanti, gli oppiacei (eroina, cocaina), gli allucinogeni (LSD, ecstasy) e i cannabinoidi (marijuana).

A differenza degli psicofarmaci, queste sostanze provocano gravi alterazioni delle principali funzioni psichiche (ideazione, senso-percezioni, umore, affettività), conducendo spesso il soggetto ad adottare comportamenti antisociali, per lo più conseguenti alla condizione di abuso e dipendenza che tali droghe inducono.

Come funzionano?

Gli psicofarmaci sono un gruppo eterogeneo di farmaci, in grado di curare o di attenuare i sintomi di molti disturbi psichici attraverso un’azione complessa su specifiche sostanze chimiche presenti nel nostro cervello; queste sostanze chimiche sono chiamate neurotrasmettitori.
Essi dunque sono sostanze in grado di arrivare fino alle parti interne del cervello, interagendo con certi recettori nervosi ed influenzando così i meccanismi neuropsicologici ed i livelli dei Neurotrasmettitori presenti nell’apparato neuropsichico.

In tal modo gli Psicofarmaci, al pari di altre sostanze psicoattive, possono modificare in senso positivo l’intensità e la frequenza di ansia, flessione dell’umore, agitazione, paura, nervosismo, euforia, impulsività, mania, etc., così come agevolare il rallentamento dei processi cognitivi (ad esempio di pensiero) e la normalizzazione di ritmi, bisogni e percezioni psicobiologiche (es. sonno, fame, stanchezza, etc.).

In tal modo essi si dimostrano utili nel contrastare vari sintomi di molteplici disturbi psicologici, anche se il loro utilizzo comporta alcune volte effetti collaterali, come ad esempio dipendenza psicologica e fisica.

Come detto gli Psicofarmaci agiscono chimicamente sul sintomo, ma non su ulteriori aspetti della psicopatologia come ad esempio dinamiche emotive, ricordi, schemi mentali e/o di atteggiamento, rapporti interpersonali, familiari, affettivi, etc.

Da soli aiutano ad attutire e tamponare i sintomi della psicopatologia, ma non riescono a fornire un beneficio sui suddetti aspetti psichici.

Risulta allora evidente che per riuscire a supportare al meglio il disagio mentale occorre integrare al farmaco un aiuto di tipo psicologico.

In altri casi nei quali il disagio psicologico non è marcato e l’individuo ha bisogno solo di un supporto psicologico e gli psicofarmaci possono non essere necessari.

Gli psicofarmaci curano i disturbi psichici o ne migliorano solo i sintomi?

Le cause precise alla base dei disturbi psichici non sono completamente note.

La posizione più condivisa in ambito psichiatrico è il cosiddetto “paradigma bio-psico-sociale“: nell’insorgenza di tali disturbi intervengono situazioni di ordine biologico (per esempio danni genetici e alterazioni della neurotrasmissione), di ordine psicologico (tengono conto dello sviluppo e della storia dell’individuo nonché di dinamiche e conflitti inconsci) e di ordine sociale (riguardano il contesto familiare in cui una persona vive e le sue relazioni interpersonali).

In quest’ottica gli psicofarmaci sono generalmente considerati “sintomatici”, sono cioè utili per alleviare o controllare sintomi psicopatologici, per esempio ansia , panico, umore depresso, deliri, allucinazioni, stati di eccitamento e di aggressività.

Non sempre l’intervento farmacologico può essere risolutivo.

E’ spesso  necessario affiancare alla farmacoterapia un trattamento di tipo psicologico, psicoeducativo o riabilitativo. La molteplicità e il tipo di strategie terapeutiche da adottare devono di conseguenza essere sempre personalizzate, tenendo conto del tipo e della gravità del disturbo presentato dal singolo paziente.

Gli psicofarmaci possono modificare il carattere di una persona?

Gli psicofarmaci non modificano in alcun modo la personalità di base o il carattere di una persona. Non vanno quindi assunti né prescritti con l’obiettivo di cambiare alcuni aspetti del carattere di una persona, per esempio la timidezza, la riservatezza, o viceversa l’esuberanza, l’eccentricità, l’arroganza.

In queste situazioni sono consigliabili  interventi di tipo esclusivamente psicologico.

Un trattamento con psicofarmaci risulta pertanto poco efficace nelle persone che presentano un tipo particolare di disturbo psichico definito a livello specialistico: “Disturbo della personalità”.

Chi deve prescriverli: il medico di base o lo psichiatra?

Tutti i medici possono prescrivere psicofarmaci, se la prescrizione è effettuata con competenza e sulla base di corrette indicazioni diagnostiche.

In genere, la classe degli ansiolitici-ipnotici è quella maggiormente utilizzata dai medici di medicina generale, mentre quella degli antidepressivi e degli antipsicotici è attualmente più prescritta dagli specialisti in psichiatria.

E’ comunque di fondamentale importanza stabilire sempre un canale di collaborazione e di scambio d’informazioni tra medico di base, psichiatra e psicologo che permetta di offrire al paziente la migliore forma di terapia e di assistenza.

Gli psicofarmaci possono influire negativamente sull’attività sessuale?

Tra gli effetti indesiderati degli psicofarmaci è possibile che si manifestino anche disturbi a carico della sfera sessuale.

I più frequenti sono rappresentati dalla diminuzione del desiderio (libido), dalla difficoltà nel raggiungere l’orgasmo (anorgasmia), dalla eiaculazione ritardata e dall’impotenza.

Alcuni antidepressivi e gli antipsicotici sono i farmaci che con maggior frequenza provocano alterazioni di questo tipo.

Effetti collaterali

Si ricorda che gli psicofarmaci, in qualità di farmaci, presentano una serie di effetti collaterali che possono comprendere: nausea, sonnolenza, disfunzioni sessuali, aumento di peso, sedazione, secchezza delle fauci (secchezza della bocca), stitichezza, offuscamento della vista, ritenzione urinaria e aumento della pressione endooculare, colite, psoriasi, difficoltà di digestione, cefalea, dipendenza e quant’altro.

N.B. L’assunzione di psicofarmaci, che possono risultare un valido aiuto nella terapia di molteplici disturbi psicologici, deve essere assolutamente prescritta (dopo visite e diagnosi) e seguita attentamente da un medico specialista.

E’ spesso utile associare alla loro assunzione un supporto di tipo psicologico.

In qualità di esseri umani siamo formati da un corpo e da un’anima che vivono insieme, strettamente interconnessi. Non è quindi auspicabile agire solo sul lato fisico perché la parte psichica, se non ascoltata tramite un corretto percorso psicologico di consapevolezza di sé, non potrà guarire con l’unico ausilio di farmaci.