Disturbi d’Ansia

Disturbo d'Ansia di Separazione

Il Disturbo d’ansia di separazione si manifesta nel seguente modo:

Ansia inappropriata rispetto al livello di sviluppo ed eccessiva che riguarda la separazione da casa o da coloro a cui il soggetto è attaccato, come evidenziato da tre (o più) dei seguenti elementi:

  • malessere eccessivo ricorrente quando avviene la separazione da casa o dai principali personaggi di attaccamento o quando essa è anticipata col pensiero;
  • persistente ed eccessiva preoccupazione riguardo alla perdita dei principali personaggi di attaccamento, o alla possibilità che accada loro qualche cosa di dannoso;
  • persistente ed eccessiva preoccupazione riguardo al fatto che un evento spiacevole e imprevisto comporti separazione dai principali personaggi di attaccamento (per es., essere smarrito o essere rapito);
  • persistente riluttanza o rifiuto di andare a scuola o altrove per la paura della separazione;
  • persistente ed eccessiva paura o riluttanza a stare solo o senza i principali personaggi di attaccamento a casa, oppure senza adulti significativi in altri ambienti;
  • persistente riluttanza o rifiuto di andare a dormire senza avere vicino uno dei personaggi principali di attaccamento o di dormire fuori casa
  • ripetuti incubi sul tema della separazione;
  • ripetute lamentele di sintomi fisici (per es., mal di testa, dolori di stomaco, nausea o vomito) quando avviene od è anticipata col pensiero la separazione dai principali personaggi di attaccamento.

Il bambino tende ad avere una reazione emotiva inadeguata al suo livello di sviluppo manifestando ansia eccessiva quando si deve separare dalle figure per le quali prova attaccamento.

L’ansia patologica può essere rintracciata nei seguenti comportamenti:

  • Preoccupazione non realistica circa incidenti che potrebbero capitare alle persone a cui il bambino è legato in maniera particolare, o la paura che esse vadano via e non ritornino.
  • Preoccupazione non realistica che qualche evento sfavorevole (smarrimento, rapimento, ricovero in ospedale, uccisione o morte naturale) possa separare il bambino dalle persone amate.
  • Persistente riluttanza o rifiuto di andare a scuola in quanto ciò comporta distacco e separazione dalle figure di attaccamento.
  • Persistente riluttanza o rifiuto di andare a letto e di dormire se non è presente nella stanza un genitore.
  • Persistente ed inappropriata paura di stare solo o comunque senza la figura a cui il bambino è particolarmente legato, anche per breve tempo.
  • Incubi ripetuti relativi alla separazione dai genitori.
  • Comparsa ripetuta di sintomi somatici (mal di testa, nausea, vomito, mal di stomaco) nelle occasioni in cui si verifica la separazione da una delle figure di attaccamento, per esempio al momento di recarsi a scuola.
  • Sofferenza eccessiva, ricorrente (che può manifestarsi con ansia, pianto, collera, tristezza, apatia o ritiro sociale) prima, durante o immediatamente dopo la separazione da una delle persone di riferimento.
Disturbo d'Ansia Generalizzato

Il Disturbo d’Ansia Generalizzato (GAD) è caratterizzato da Ansia e preoccupazione eccessive (attesa apprensiva), che si manifestano per la maggior parte dei giorni a riguardo di una quantità di eventi o di attività (come prestazioni lavorative o scolastiche).
La persona ha difficoltà nel controllare la preoccupazione.

L’ansia e la preoccupazione sono associate con tre (o più) dei sei sintomi seguenti:

  • irrequietezza, o sentirsi tesi o con i nervi a fior di pelle
  • facile affaticabilità
  • difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria
  • irritabilità
  • tensione muscolare
  • alterazioni del sonno (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno o sonno inquieto e insoddisfacente).

Il disturbo è caratterizzato da uno stato di eccessiva ansia e di preoccupazione immotivata ed irrealistica. Diversamente da quanto accade nell’ansia sociale, questo stato emotivo non è collegabile a particolari stimoli ambientali. Alcune situazioni possono accentuare l’ansia che sarebbe però presente anche in assenza di tali avvenimenti.

Il bambino presenta spesso concomitanti manifestazioni somatiche (malesseri di vario tipo), un’eccessiva tensione e preoccupazione riguardo al proprio comportamento e richiede continue rassicurazioni senza le quali non riesce a portare a termine i propri impegni.

La preoccupazione può riguardare eventi futuri (verifica scolastica o visita medica) o eventi già verificatisi (interrogazione, interazione con amici) situazioni nelle quali può essere messa in dubbio l’adeguatezza del comportamento tenuto. La preoccupazione può riguardare l’arrivare tardi, l’aver sbagliato qualcosa, il non essersi comportato bene, l’aver fatto qualcosa di sbagliato. Non è raro che il bambino ansioso possa avere tendenze perfezionistiche che lo portano ad impiegare tempi eccessivi per il completamento di un compito o all’evitare certi impegni per paura di sbagliare. Per una diagnosi di ansia generalizzata il bambino deve presentare sintomi di ansia nella maggior parte dei giorni per almeno due settimane di seguito.

Disturbi da Panico

E’ caratterizzato dall’insorgere improvviso di uno stato d’intensa paura o terrore, spesso associato ad un senso di pericolo imminente o di minaccia.

La manifestazione clinica rappresentata dagli attacchi di panico spontanei non differisce sostanzialmente da quella riscontrabile nell’adulto.

Nonostante i sintomi fisici siano più frequenti di quelli cognitivi anche i bambini esperiscono la paura di morire, la paura di perdere il controllo e la paura di impazzire. Data questa premessa, anche nel bambino l’attacco di panico si definisce dalla comparsa improvvisa di una sensazione di panico accompagnata da un crescendo di sintomi fisici e cognitivi che raggiungono l’apice nell’arco di pochi minuti.

L’attacco di panico è un evento generalmente di breve durata (5-15 minuti), con una sintomatologia successiva caratterizzata da astenia, capogiri e sensazione di testa confusa.

All’esordio del disturbo, generalmente gli attacchi di panico si presentano in maniera inattesa e imprevedibile, anche se nel corso del disturbo possono essere scatenati da situazioni o luoghi particolari.

La frequenza degli attacchi varia da soggetto a soggetto potendo essere un fenomeno sporadico oppure pluri-quotidiano. L’attacco di panico viene vissuto con un’intensa sensazione di angoscia che il bambino fa fatica ad esprimere verbalmente. La comunicazione non verbale si manifesta con il pianto e la ricerca angosciosa di uno dei genitori, ed è quindi necessario richiedere una descrizione accurata delle sensazioni fisiche e psichiche esperite dal bambino durante l’episodio acuto di malessere.

Il ripetuto succedersi di attacchi conduce spesso allo sviluppo della cosiddetta ansia anticipatoria, intesa come .paura di avere un attacco di panico. che accompagna il soggetto fra un attacco e l’altro, e di una significativa quota di ansia da separazione. L’ansia anticipatoria è caratterizzata dalla presenza di apprensione, tensione psichica e sintomi fisici di attivazione neurovegetativa.

Talora un singolo attacco di panico è in grado di innescare e sostenere un’intensa ansia anticipatoria di lunga durata.

Lo sviluppo di comportamenti d’evitamento conseguenti alla ricorrenza degli attacchi è presente anche nel bambino e risulta spesso essere l’unico elemento .visibile. del disturbo da panico. Tale fenomeno, caratterizzato dalla presenza di comportamenti d’evitamento fobico specificamente rivolti a situazioni o luoghi in cui il bambino potrebbe avere un attacco di panico e non trovare aiuto o non poter scappare, nei bambini tende a manifestarsi con lo sviluppo di condotte d’evitamento fobico verso la scuola, verso luoghi situati al di fuori dell’ambiente domestico ed, in particolare, con la necessità di una baby-sitter o di un compagno (genitore) se si trovano lontani da casa.

È importante osservare che i comportamenti d’evitamento nei bambini sono spesso difficili da riconoscere poiché i bambini sono generalmente protetti e dipendenti e quindi la vulnerabilità al panico non viene scatenata dall’esposizione a condizioni fobiche. Un’evoluzione frequente della malattia è costituita dallo sviluppo di un vero e proprio quadro di fobia scolare, con drammatiche conseguenze sullo sviluppo relazionale, cognitivo ed affettivo del bambino.

Sindrome Ossessivo-Compulsiva

La caratteristica essenziale di questo disturbo è costituita dalla presenza di ricorrenti ossessioni e compulsioni in misura tale da interferire con la normale routine di vita del bambino.

Per ossessioni s’intendono pensieri, immagini mentali o impulsi che si presentano con frequenza e persistono per lunghi periodi. Spesso le ossessioni si manifestano con contenuti sgradevoli di tipo violento, sessuale o blasfemo. Sono abbastanza comuni pensieri attinenti a paure irrazionali (esempio l’aver contratto una certa malattia) o pensieri attinenti a sensi di colpa (esempio la possibilità di far male al fratellino).

Le compulsioni sono invece comportamenti che spesso accompagnano le ossessioni e che hanno lo scopo di prevenire il verificarsi di eventi temuti o di ridurre la tensione interiore.
Esempi di compulsione sono il lavarsi in continuazione le mani, i denti o il corpo, il controllare ripetutamente oggetti dell’ambiente (chiusura rubinetti o porta), ripetere alcuni comportamenti rituali (contare o toccare oggetti).
Lo scopo di tutti questi comportamenti è quello di annientare certi pensieri ossessivi e l’ansia che ad essi è collegata.

Molti bambini manifestano di tanto in tanto qualcuno di questi comportamenti, ma il bambino con disturbo ossessivo compulsivo si distingue per la frequenza e la disfunzionalità eccessiva di certi rituali o di certi pensieri che arriva a coinvolgere ogni aspetto della vita del bambino.
La precisione ossessiva può essere causa di esasperata lentezza anche nello svolgimento di semplici attività e può influenzare il rendimento scolastico del bambino.

Gli aspetti caratteristici della sindrome ossessivo-compulsiva sono così evidenti da rendere abbastanza semplice la diagnosi che può essere posta quando i sintomi ossessivi o gli atti compulsivi sono presenti per almeno due settimane di seguito e sono fonte di sofferenza e d’interferenza con le normali attività del bambino.

Sindrome da Stress Post-Traumatico

Questo disturbo si riferisce a quell’insieme di sintomi che appaiono come risposta protratta o ritardata ad una situazione stressante o ad eventi particolarmente traumatici (incidenti, calamità naturali, atti di violenza).

Di solito è presente uno stato d’ipereccitazione neurovegetativa, uno stato continuo di allarme e difficoltà a dormire.
La tonalità emotiva può oscillare tra ansia e depressione. Tipico di questa sindrome è il riemergere di ricordi angoscianti attinenti all’esperienza traumatica, accompagnato da ottundimento emozionale e da diminuita reattività agli stimoli circostanti.

Nel bambino più piccolo si possono notare giochi ripetitivi nei quali vengono rappresentate tematiche inerenti all’esperienza traumatica.