Stalking
Lo Stalking o “Sindrome del Molestatore Assillante” si caratterizza per la messa in atto di comportamenti ostili ed insistenti finalizzati a perseguitare la propria vittima.
Questi comportamenti possono comprendere comunicazioni intrusive ( ad es. telefonate, invio di sms, e-mail, lettere, regali ecc.) e/o comportamenti di controllo (pedinamenti, appostamenti, visite a casa o nel luogo di lavoro, minacce o aggressioni) che violano pesantemente la libertà e la privacy della persona oggetto delle “attenzioni”, generando in essa uno stato di pressione psicologica (Mullen P. E. & al., 2000).
Il termine Stalking, utilizzato nella cultura anglosassone per indicare le strategie del cacciatore che bracca la preda, ben si presta a rappresentare i comportamenti di appostamento, pedinamento, raccolta d’informazioni e controllo che lo Stalker mette in atto nei confronti della propria vittima.
Recentemente la ricerca criminologica e psicopatologica si è posta l’obietto di delineare il profilo tipico dello Stalker, dei tratti di personalità o degli aspetti psicopatologici che, in qualche modo, potessero dare un marchio e una “prevedibilità” al molestatore.
L’operazione di creare un profilo unico dello Stalker è complicata da diversi aspetti: non è affatto scontato che tutti gli Stalkers siano affetti da una qualche forma di disturbo psichico.
La chiave motivazionale, ovvero l’attenta analisi dei bisogni e dei desideri che innescano il comportamento molesto, ha consentito di individuare cinque tipologie di Stalkers (Mullen et al., 1999):
- il risentito
- il bisognoso di affetto
- il corteggiatore incompetente
- il respinto
- il predatore.
La tipologia del “risentito”
All’interno di questa categoria rientrano i molestatori il cui comportamento è spinto dal desiderio di vendicarsi poiché ritengono di aver subito un danno. Lo stalker che rientra in questa tipologia ritiene di essere stata la prima vittima, per cui si sente autorizzato a contraccambiare l’offesa. I molestatori che rientrano in questa categoria sono pericolosi poiché si sentono “autorizzati” a far del male alla vittima, non di rado metto in atto vere e proprie aggressioni fino a spingersi al tentato omicidio o all’omicidio.
La tipologia del “bisognoso di affetto”
All’interno di questa tipologia rientrano i molestatori il cui comportamento è innescato dal desiderio di instaurare una relazione d’amore o di amicizia di cui son convinti di aver un gran bisogno. Spesso la vittima è scelta casualmente in base alle caratteristiche che lo Stalker ritiene necessarie per lenire il suo bisogno d’amore. Il rifiuto della vittima di stabilire una relazione viene negato e reinterpretato come momentanea difficoltà della stessa a lasciarsi andare a ciò che veramente desidera, ovvero la relazione con lo Stalker.
La tipologia del “corteggiatore incompetente”
Rientrano in questa categoria i molestatori il cui comportamento è spiegato dalle loro scarse capacità sociali; lo Stalker che rientra in questa tipologia è un pessimo corteggiatore e di solito manifesta il desiderio di relazione con comportamenti rozzi, ripetitivi, insistenti, fastidiosi, espliciti. Questo tipo di molestatore di solito non si fissa per lungo tempo su una persona specifica ma tende a reiterare gli stessi schemi disadattati con persone diverse.
La tipologia del “respinto”
I molestatori che rientrano in questa categoria mettono in atto il comportamento di Stalking come conseguenza di un rifiuto, perché sono stati lasciati. Questo tipo di molestatore oscilla tra il desiderio di ricongiungimento e quello di vendetta per la ferita narcisistica subita. Presentano comportamenti insistenti e di lunga durata poiché il controllo sulla vittima, di solito l’ex, gli garantisce, seppure in una forma patologica, di tenere in vita la relazione attraverso il controllo. La perdita dell’oggetto amato è considerato da questi individui come una condizione insopportabile, una sorta di disintegrazione del Sé che li costringe a mettere in atto qualsiasi comportamento, anche criminale, pur di non rischiare di perderlo.
La “tipologia del predatore”
Rientrano in questa categoria i molestatori il cui comportamento è motivato dal desiderio di avere rapporti sessuali con la vittima. La logica perversa che motiva questo tipo di molestatore é spiegata dal fatto che i propri comportamenti, inducendo uno stato di paura e impotenza nella vittima, non fanno altro che esaltarne il potere e l’eccitazione.
Gli effetti dello Stalking hanno ingenti ripercussioni sul benessere psicologico della vittima che sovente si trova inerme ed indifesa.
Spesso il molestatore agisce, anche per lunghi periodi, indisturbato e libero di poter mettere in atto quei comportamenti vessatori che relegano la vittima al ruolo di preda indifesa.
La eterogeneità del fenomeno non consente l’attuazione di misure di protezione uniche e sicure, è però possibile mettere in atto alcuni accorgimenti che possono aiutare la vittima a proteggersi in modo più efficace e scoraggiare lo Stalker:
Il primo passo verso queste condotte di “protezione” consiste nel prendere atto del problema; spesso lo Stalker mette in atto dei comportamenti che in una certa misura vengono accettate, o quanto meno ritenuti “naturali” dalla cultura di appartenenza. Si pensi allo stereotipo dell’uomo geloso e passionale che tende in ogni modo di riconquistare l’amore dell’amata, paradossalmente questo atteggiamento è quasi premiato, se non addirittura ammirato. Non è quindi scontato che i comportamenti vessatori vengono subito percepiti come problema o, quantomeno, vi può essere una forte resistenza a riconoscerlo come tale.
Fermezza e chiarezza. Se le ragioni che muovono il comportamento del molestatore consistono nel desiderio di riprendere o instaurare una relazione occorre essere subito chiari e fermi nel rifiutarla; le risposte ambigue o comportamenti poco chiari possono esser letti ed interpretati come una forma di “interesse “che paradossalmente può rinforzare il comportamento di Stalking.
Le regole del buon senso sono un ottimo rimedio per fronteggiare lo Stalking: se si è consapevoli del problema, e si temono aggressioni, è utile non dare punti di riferimento; la strategia migliore è quella di ridurre la prevedibilità dei propri spostamenti, evitare luoghi isolati o orari inconsueti. Tali strategie che limitano la libertà personale, rappresentano un ulteriore costo aggiuntivo che si somma a tutte le problematiche psicologiche scaturite dallo Stalking.
Per contrastare le molestie telefoniche è consigliabile procurarsi una segreteria telefonica; tale accorgimento non solo consente di “filtrare” le telefonate dello Stalker ma permette anche di sfruttare le eventuali registrazioni come prove della persecuzione del molestatore. Cambiare numero telefonico in genere è sconsigliato, al limite meglio far installare una seconda linea telefonica. Ricordarsi di portare sempre con se un cellulare per le emergenze.
È di fondamentale importanza cercare di procurarsi delle “prove” tangibili delle molestie subite: messaggi di minaccia, lettere, registrazioni di telefonate, testimonianze di minacce, aggressioni, violazioni di domicilio, sono tutti elementi che possono aiutare le forze dell’ordine ad applicare la legge contro lo Stalking.
Chiedere aiuto alle forze dell’ordine se si pensa di essere in pericolo.
La vittima di Stalking manifesta problematiche legate ai disturbi d’ansia fino ad arrivare a sintomatologie assimilabili al Disturbo Post-Traumatico da Stress; la vittima può manifestare insonnia, incubi, pensieri intrusi inerenti al molestatore (lo vede dappertutto), uno stato ansioso generalizzato, incapacità di rilassarsi, ipervigilanza, depressione o rabbia.
Nei casi più gravi, dove sono stati consumate aggressioni o tentativi di omicidio, la vittima può manifestare i sintomi tipici del Disturbo Post-Traumatico da Stress quali: il continuo rivivere l’evento traumatico, ricordi ricorrenti ed intrusivi dell’evento, sogni sgradevoli ricorrenti durante i quali l’evento può essere ripetuto o altrimenti rappresentato, in rari casi la persona vive stati dissociativi (vedi Disturbi Dissociativi) che durano da pochi secondi a diverse ore, o anche giorni, durante i quali vengono rivissute parti dell’evento e la persona si comporta come se stesse vivendo l’evento in quel momento, intenso disagio psicologico o reattività fisiologica se la persona viene esposta ad eventi scatenanti che assomigliano o simbolizzano un aspetto dell’evento traumatico, marcata riduzione dell’interesse o della partecipazione ad attività precedentemente piacevoli, sensazione di sentirsi distaccato o estraneo nei confronti delle altre persone, riduzione della capacità di provare emozioni, questi sintomi possono includere difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, che può essere causata da incubi frequenti durante i quali viene rivissuto l’evento traumatico, alcune persone riferiscono irritabilità o scoppi d’ira o difficoltà a concentrarsi o a eseguire compiti, ipervigilanza, e/o esagerate risposte di allarme, i sintomi causano disagio clinicamente significativo o menomazione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti.
Ovviamente anche le persone vicine alla vittima possono manifestare disagio psicologico, preoccupazione o senso di impotenza.
Nella legislazione italiana il D.L. 23 febbraio 2009, numero 11, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 25 febbraio 2009, introduce nel codice penale l’articolo 612-bis, dal titolo “atti persecutori”, che al comma 1 recita:
“Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita”.
È di fondamentale importanza seguire un percorso di sostegno psicologico per poter superare le problematiche psicologiche connesse allo stalking e recuperare la propria libertà di essere umano.